Sport, valori e inclusione sociale

3. GIOCO E SPORT: QUALE EDUCAZIONE?

 

Nel terzo appuntamento del ciclo “Sport, valori e inclusione sociale”, ROBERTO FARNÈ – pedagogista dell’Università degli Studi di Bologna – ci aiuta a cogliere il  valore pedagogico dello sport.


Il dialogo si apre con una grande e importante sottolineatura, volta a comprendere quanto e quale spazio occupi, oggigiorno, la pratica sportiva: «Di fatto lo sport è – dopo famiglia e scuola – la terza agenzia educativa del nostro paese».  

Detto questo, Farnè precisa però che lo sport, come molte altre cose, può fare bene come male. Lo sport non è dunque, necessariamente, educativo in sè e non è possibile rispondere in modo univoco alla domanda “Lo sport è educativo o diseducativo?”. Occorre, piuttosto, provare a entrare nel merito e indagare il complesso di relazioni che si inverano con e nello sport, i contesti entro i quali lo sport è praticato, l’organizzazione delle società sportive, arrivando quindi a riformulare la domanda: “In che cosa consiste una buona educazione sportiva?”.   

 

Lo sport è  come Farnè ha sottolineato più volte nel corso del dialogo – uno spazio articolato, entro il quale la famiglia gioca un ruolo fondamentale; d’altronde, «i genitori sono un primo coach, un primo allenatore».

I genitori fanno conoscere e introducono il bambino nel mondo dello sport e, soprattutto, lo supportano lungo questo suo cammino, fatto anche di impegni e investimenti. In questo, chiarisce Farnè, consiste l’atteggiamento pedagogicamente corretto che un genitore dovrebbe perseguire, per il bene del bambino. È dunque necessario, essere consapevoli della «giusta distanza» o, per dirla con Aristotele, del «giusto mezzo» tra disinteresse e presenza invasiva.

 

 

A fianco della figura del genitore è poi importante ricordare quella dell’allenatore: colui con cui il bambino vive un’esperienza volta a lasciare un segno nella sua formazione. Lo sport, infatti, non è solo il luogo nel quale apprendere competenze motorie o tecnico-tattiche; in modo ancor più significativo lo sport rappresenta l'occasione per apprendere preziose competenze umane, relazionali e sociali  (su questo si veda anche il dialogo con Simone Grigoletto). La pratica sportiva rappresenta un’esperienza preziosa, che «passa attraverso il corpo», coinvolge la sensibilità e resta viva nella memoria.

L’allenatore è chiamato a plasmare responsabilmente il carattere del bambino che, con il suo aiuto, può crescere come persona, oltre che come atleta.

Il vero allenatore, conclude Farnè, è dunque un «educatore sportivo»

Infine, tra i molto temi trattati in questo dialogo, Farnè ha sottolineato il valore dell’agonismo e della selezione. Lo sport, laddove praticato bene, diventa spazio entro il quale “il migliore”, colui che vince la competizione – diventa esempio per tutti, senza oscurarli. 

 

Per continuare a lasciarvi interrogare e guidare all’interno del ricco spazio che è lo sport, vi invitiamo a guardare il video completo dell’incontro con Roberto Farnè.